Un viaggio particolare
La “Nave della legalià”, ogni anno compie il proprio viaggio da Civitavecchia a Palermo, portando con sé un carico di vera e propria speranza, ma anche di consapevolezza che contro le mafie si possa e si debba vincere. Un giorno e una notte, durante il quale centinaia di ragazzi, con insegnanti, personaggi delle Istituzioni e testimoni che hanno vissuto sulla propria pelle cosa significhi la lotta contro la Mafia, si incontrano il 23 maggio, giorno della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e i poliziotti della scorta. Tra i ragazzi, anche i volontari dell’Anps a “vigilare” che tutto si svolgesse nel migliore dei modi e, tra questi, Raffaele Palma (presidente della sezione di Palermo) e Giuseppe Faranda, quest’anno impegnati solamente durante il convegno finale all’aula bunker del capoluogo siciliano, ma nel 2017 a bordo della nave per tutto il viaggio con i ragazzi.
«Nel 2017 – racconta Raffaele Palma – eravamo a bordo della “Nave della legalità” e, grazie alla Fondazione Falcone, abbiamo raggiunto Civitavecchia per imbarcarci in questo viaggio fino a Palermo. Il nostro compito era di controllare questi ragazzi, molti dei quali alla prima esperienza fuori casa e su una nave. Si sa, può succedere qualsiasi cosa, ma alla fine tutti sono riusciti a godersi questo viaggio particolare, durante il quale, grazie ai numerosi incontri con le personalità presenti e alle testimonianze di chi la Mafia l’ha conosciuta da vicino, si sono avvicinati ancora di più ad un mondo del quale, fortunatamente, hanno sentito solamente parlare. Ma chi fossero Falcone e Borsellino e cosa fosse accaduto loro, sebbene nessuno di quegli studenti fosse ancora nato in quegli anni tremendi, lo sapevano benissimo. A testimonianza di come la scuola e la società non dimentichino cosa sia accaduto e siano costantemente impegnate a mantenere viva la memoria di personaggi che hanno fatto della lotta alla Mafia la loro ragione di vita e il cui lascito, a distanza di anni, è più che vivo tra noi. Stare a stretto contatto con questi ragazzi – continua Palma – è stato sicuramente impegnativo, ma anche stimolante dal punto di vista umano: vederli così attenti e anche consapevoli di cosa stessero a fare in quel posto, mi ha fatto capire, una volta di più, quanto siano importanti la “memoria” e il “ricordo”, affinché, prima o poi, questa piaga che affligge la mia terra, venga debellata definitivamente. Sono loro, le nuove generazioni, che dovranno continuare il lavoro non solo di Falcone e Borsellino, ma anche di tutti coloro che oggi, come ieri, lottano contro le mafie, anche sacrificando la propria vita». (Tratto dal mensile Polizia Moderna 10.2018)
(Tratto dal mensile Polizia Moderna 10.2018)